Vino biologico italiano negli USA: trend, certificazioni, trucchi del marketing
Un vino italiano certificato USDA organic?
Cercando spunti sugli scaffali di un wine shop a San Francisco mi imbatto in un Chianti con una comunicazione in etichetta tutta basata sul trend green e biologico ma che non aveva alcun “bollino” italiano… scrutando bene le informazioni scopro che il bollino c’era, ma era made in USA. Come è possibile? Se c’è scritto Chianti le uve e la vinificazione sono made in italy per forza di cose… Quindi? Mi metto alla ricerca di risposte e scopro che anche un’azienda italiana può ottenere la certificazione bio americana, indipendentemente dal fatto che ne possieda una in patria. Attualmente nel registro americano delle aziende vinicole italiane certificate USDA organic trovo 41 soggetti.
Per essere certificati dall’ente governativo americano basta fare richiesta e verranno inviati in azienda i certificatori accreditati in Italia che al momento sono ICEA Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale, BioAgriCert e Ccpb srl. Tutte notizie che ho reperito sul sito ufficiale della USDA organic dove figurano anche altre 138 aziende agricole bio italiane (che non producono vino, ma altri generi esportabili).
ORGANIC e GREEN: trend nazionale o nicchia?
Negli ultimi due anni il marketing del vino è stato investito dall’onda green come in passato era successo per cibo e cosmetici. Analizzeremo tra poco insieme alcune etichette e alcuni cartelli che ho fotografato durante la mia ricerca di mercato in California per capire quali sono i “tricks” degli uffici comunicazione per cavalcare questo trend.
Secondo l’agenzia del Commercio americana le quote di mercato di vini biologici italiani importati negli USA sono cresciute da 21% a 25% in tre anni (dati 2018-2020 pre pandemia). Un dato che conferma il trend in crescita in questa categoria e la maggiore richiesta da parte di importatori e distributori di vini certificati organic o biodinamici.
Questo però non vale per tutti gli Stati. Se infatti rispecchia la realtà di luoghi come New York e la California (dove ho raccolto gli esempi qui sotto), non è affatto una fotografia fedele di buona parte degli USA dove i consumatori non sono ancora disposti a spendere di più per vini biologici o biodinamici perché manca ancora una cultura in tal senso.
Così come per il cibo bio ci vorrà tempo per rendere i consumatori consapevoli nelle scelte di acquisto e forse solo allora il gap di prezzo tra le due categorie di vini diminuirà al punto che saranno largamente preferiti quelli “green”.
Come viene comunicato il vino Organic? Esempi e trucchetti
Parole e colori che evocano la natura
L’uso del verde, di colori pastello, di nomi evocativi come puro, leggero, buono, terra, salute. Notate anche i loghi che spesso ricordano foglie, rami, alberi, elementi naturali. Sono privilegiati anche i font più “rustici” che danno l’idea di una scrittura amanuense, artigianale
Definizioni tecniche non bio, ma che evocano una sorta di sostenibilità.
Vegan – friendly o vegano non ha a che fare con il biologico ma con il fatto di non utilizzare prodotti animali nel chiarificare il vino per esempio. Ma questo termine spesso compare sui vini organic come un plus. Per attirare un certo tipo di clientela.
Women or family owned. Anche in questo caso si vuole andare a solleticare la coscienza del consumatore che solitamente acquista bio con il concetto più ampio dì sostenibilità etica. Si usano le minoranze (le donne, a volte anche etnie, ho letto perfino afro American owned) o l’idea di azienda piccola lontana dalle logiche multinazionali (implicitamente ritenute in antitesi con il vino bio, pregiudizio da manuale!).
Minimal intervention, unfiltered. Qui si va nel buco nero dei vini auto definitisi “naturali” che fanno leva sull’idea che meno si interviene dalla vigna alla cantina meglio è, anzi è più salutare. Sul termine salutare si innesta un altro filone che è quello dei vini “healthy” e low calories di cui parleremo in un prossimo articolo.
Ascolta di più sulla mia ricerca di mercato in USA e sul trend green in questo episodio del podcast: