Il ritmo naturale della bellezza: raccontare materie vive come il vino, o… il legno
Pubblico qui di seguito qualcosa che apparentemente c’entra poco con il vino: il racconto che state per leggere è nato dalla collaborazione con l’azienda Passoni Sedie di San Giovanni al Natisone, in provincia di Udine, nel cuore dell’antico distretto artigianale della sedia.
È stata la lettura di Custodi del Vino che ha ispirato Tommaso Passoni, oggi a capo dell’azienda, a chiedermi di provare a raccontare con il mio stile la filiera del legno che sta dietro alle loro sedie di design. Sono quindi andata in persona a visitare quel triangolo di colline e vigneti al confine con la Slovenia per osservare, conoscere, annusare, toccare con mano nel vero senso della parola i materiali, le persone, l’ispirazione di questi artigiani italiani.
Ne è venuto fuori questo racconto che ho deciso di pubblicare anche su questo blog, perché il legno e il vino hanno in comune il fatto di essere materie vive e di continuare a respirare, ad adattarsi e a mutare durante tutto il processo di trasformazione e di nobilitazione. Spero che queste parole vi ispirino a guardare con occhi curiosi il mondo dell’artigianato, dell’arte e della creatività di cui il vino e il design sono protagonisti nel nostro Paese. Buona lettura!
IL RESPIRO DEL LEGNO
Guardo il tronco di frassino sezionato in lunghe tavole, adagiate sul piazzale della segheria di Premariacco, osservo quanto rimane della corteccia striata di marrone scuro, grigio cenere e verde tenue, ne accarezzo la ruvidità, la grana sottile ma pungente, annuso il profumo di bosco, il ricordo di resina e di muschio che ancora porta con sé, un odore quasi balsamico ma dolce allo stesso tempo, mi ricorda le passeggiate nel bosco in cerca di castagne di quando ero bambina. Interrompe quel momento di estasi una domanda stridente: “Non sarà un po’ una violenza voler piegare la natura, questo albero che è stato tagliato, alle necessità umane? Strapparlo alla terra e trasformarlo in qualcosa che non è?”. Improvvisamente quelle tavole di legno sono parti mutilate di un corpo irriconoscibile. Poi penso a uno dei prodotti Passoni, la sedia Genea, l’oggetto di design che questo tronco è destinato a diventare: qualcosa di così bello, sinuoso e accogliente non può nascere da una violenza.
Devo indagare. Così inizia il mio viaggio nel percorso di metamorfosi di quelle tavole di rovere e frassino che ho amato a prima vista sul piazzale della segheria. Scopro che qualcuno ben prima di me si era innamorato di quel legno all’origine, nelle foreste della Slavonia e dell’Austria, andando pazientemente a scegliere gli alberi come figli prediletti, con in mente un progetto di bellezza. Incontro Marcello, quasi ottantenne, che qui, nel secolare distretto della sedia in Friuli, tra le colline e i vigneti di Manzano, San Giovanni al Natisone e Corno di Rosazzo , è conosciuto come il re del rovere. Da oltre mezzo secolo Marcello si innamora degli alberi e delle loro essenze, a tal punto che una volta selezionati i pezzi migliori, trasportati, preparati per la lavorazione, stagionati, talvolta ci ripensa e non li vende più, li tiene ancora un po’ con sé, nel suo magazzino a riposare, a respirare, a maturare. Marcello e gli altri fornitori di legno di Passoni Design scelgono con cura un materiale che è vivo e resta tale lungo tutto il percorso della filiera sostenibile, lo maneggiano come se fosse il loro bambino: con estrema cura viene messo ad asciugare al sole del Friuli, immediatamente posto al riparo dalle piogge e dall’umidità quando cambia il tempo. Tutta la filiera che concorre alla creazione di una sedia Passoni lavora in armonia con la natura: per ognuno di questi tronchi “prediletti” e predestinati al design italiano,
vengono piantati all’origine almeno altri due nuovi alberi, secondo le direttive della certificazione Fsc. Marcello, il re del rovere, mi spiega che i tempi della natura vanno rispettati, non si può raccogliere legno sempre, serve conoscere il ritmo delle stagioni, serve attendere che il legno tagliato riposi e si stabilizzi, e ogni tipologia, ma non solo, addirittura ogni parte del tronco ha necessità diverse che solo chi osserva con amore può riconoscere.
Da quel piazzale della segheria il legno passa di mano in mano, di azienda in azienda: serve tempo, serve cura, serve rispetto. Quelle ruvidità, quei profumi di terra iniziali si trasformano durante il percorso in maniera graduale: dopo che il legno è maturato viene dolcemente scaldato ed essiccato in forni a vapore sotto vuoto per esaltare la sua flessibilità e dargli maggiore resistenza, è come un atleta, ha bisogno sia di forza sia di pazienza. Il capannone dell’azienda di essiccazione, che si occupa solo di questo passaggio, è come una spa del legno. I profumi di crosta di pane, di spezie, di agrumi, di incenso ti accarezzano le narici, io guardo estasiata i pezzi regolari di frassino uscire da quel cilindro di calore e osservo le mani esperte di Davide controllare l’umidità e la temperatura del legno attraverso sonde e misuratori, come farebbe un medico con i suoi pazienti provando la pressione e ascoltando il battito del cuore. Mi metto anche io all’ascolto, avvicino l’orecchio e, nonostante il forte brusio del lavoro e dell’attività umana che mi circonda, sento un lieve crepitio, un impercettibile fragore di assestamento: lo prendo come un sospiro di sollievo e di rilassamento del frassino appena uscito dalla sauna.
Il viaggio dei nostri pezzi di legno è solo a metà strada e già l’immagine di mutilazione e di violenza che mi era balzata nella mente all’inizio è solo un lontano sciocco pensiero, un pregiudizio di cui mi tolgo volentieri il peso dal cuore. Ciò che ho visto finora è sublimazione: sono decine di mani e di menti che concorrono alla visione ultima di Passoni attraverso un lavoro che è fatto di cura e amore. Ma la magia dei sensi e dell’ingegno non è finita.
E’ necessario che alcuni di questi pezzi assumano una forma curva per accogliere le nostre membra, la nostra schiena, le nostre braccia. L’arte della curvatura è qualcosa di affascinante e filosofico. Osservare un lungo parallelepipedo di legno diventare un arco cilindrico attraverso la forza gentile del vapore e quella poderosa delle leve metalliche è come essere testimoni del cambio di direzione di una vita: piegarsi senza spezzarsi, accompagnare docilmente le curve della nostra esistenza sapendo che l’unico modo per sopravvivere è la capacità di assumere una nuova forma, di cambiare, senza opporre resistenza. Il legno ci insegna molto più di questo: ho scoperto infatti che per sua caratteristica, una volta avviato il processo di curvatura, l’asta di legno, se non opportunamente ancorata nella forma desiderata attraverso dei distanziatori, continuerebbe a piegarsi diventando un cerchio. Il legno, al contrario del ferro o di altri materiali, non tende a tornare alla forma originaria quando piegato, ma continua a seguire la direzione che gli è stata impartita. E’ malleabile, è docile, segue le curve della vita senza opporre resistenza, si lascia plasmare e, grazie a tutte le cure che ha ricevuto dalla stagionatura alla essiccazione, non si spezza. Gli artigiani che ho incontrato in questo viaggio hanno cresciuto e preparato il legno a questa dura prova, quella della curvatura: l’hanno scelto, l’hanno preparato, gli hanno dato il tempo di maturare, l’anno rinforzato, l’hanno allenato.
E ora nelle mani di Passoni può diventare bellezza, può restituire questa cura e questo amore diventando un abbraccio di legno che ci accoglie e può addirittura restituirci il tempo: quello che ci prendiamo per sederci a riposare, a gustare una cena memorabile, quello che non passa mai quando ci accomodiamo in attesa di una risposta importante, di un incontro cruciale, quello che non basta mai della concentrazione durante il lavoro, quello che ci concediamo abbandonati nella sedia nell’ascolto di una canzone che ci commuove, alla fine di una giornata impegnativa. Accarezzo lo schienale di questa sedia e quella ruvidità della natura si è fatta seta, quel profumo di bosco si è fatto dolce e mandorlato, da selvatico a raffinato, quel crepitio fragrante del frassino si è fatto uno struscio appena percettibile sotto le mie dita: attraverso la bellezza di questa sedia respira la vita del legno in un attimo eterno. Non c’è violenza, non c’è costrizione o snaturamento in questo suo lungo viaggio: c’è amore e dignità. C’è l’arte di nobilitare la natura attraverso l’ingegno, c’è la creatività, c’è l’artigianalità, c’è la vita. Una sedia Passoni è viva, respira, ti accompagna nella vita quotidiana.