Nella valle della Loira in sette parole
Tra Chateaux, Crémants, nuove Aoc e vitigni rari
Chateaux, distese di prati verdi sulle rive del fiume, città medievali e una varietà di vini incredibile: viaggiare nella Valle della Loira è una scoperta continua. In questo articolo ho scelto di riassumere in sette parole ciò che mi ha colpito durante un viaggio stampa alla scoperta dell’annata 2022 organizzato da Interloire, l’associazione che raggruppa i produttori e negociant di 31 denominazioni della zona.
Lo scopo di questo post non è educativo: se volete approfondire e studiare le varie zone vinicole della Loira vi consiglio il sito https://www.vinsvaldeloire.fr/en davvero ben fatto, con mappe, dati e statistiche.
Qui voglio offrirvi la mia personale visione d’insieme, ciò che mi ha stupita in positivo e che mi ricorderò nel tempo di questa esperienza di viaggio che è comunque solo un antipasto di ciò che la Loira offre dal punto di vista culturale ed enogastronomico. Alla fine del post c’è il mio vlog, il video diario del press tour che più di tante parole vi mostra ciò che ho vissuto.
Ecco la mia personale esperienza della Loira in sette parole.
- Il fiume e la diversità
il fiume Loira è lungo quasi quanto l’Italia, 1021 chilometri e lungo il suo corso si incontrano tantissimi terroir, ambienti naturali, vitigni e stili. Pensate che ci sono oltre 51 Aoc (appellation d’origine contrôlée) e 4 IGT lungo il percorso. La Loira è infatti la terza più grande denominazione di Francia con 57.200 ettari vitati. Nei tre giorni di press tour abbiamo assaggiato numerosi esempi: dai Cabernet Franc di Saumur agli Chenin di Vouvray, ai Sauvignon di Savannieres, ai Gamay di Amboise, ai Muscadet di Sévre et Maine l’elenco è infinito ed è molto difficile riassumere generalizzando le peculiarità di ogni zona. Quello che mi ha colpita è stata proprio la diversità, la ricchezza di opzioni, di stili, di gusti. La maggior parte del vino prodotto è bianco (41%), poi rosè (24%) e sono proprio queste due categorie che a mio parere offrono le più grandi soddisfazioni al palato.
- Chateaux : la nobiltà di campagna
non si può parlare di Loira senza nominare i suoi celeberrimi castelli. Patrimonio mondiale dell’umanità, insieme ai vigneti tra Sully sur Loire e Chalonnes sur Loire ce ne sono oltre 300, sono stati costruiti a partire dal X secolo quando i sovrani di Francia, seguiti dalla nobiltà di corte, scelsero la valle per le loro dimore estive. Quello che colpisce è come questi sfarzosi edifici sorgano all’improvviso tra un paesino e l’altro creando uno straniante contrasto tra l’umiltà e la semplicità della campagna agricola e le ricchezze e le stravaganze dei nobili in fuga da Parigi.
- Vendôme e il Pineau d’Aunis
Tra le denominazioni meno conosciute Coteaux du Vendômois (Aoc dal 2017) è stata per me una rivelazione, l’incontro con i produttori è stato una perla di genuinità: erano una decina, quasi nessuno parlava inglese, trapelava il loro timore reverenziale nei confronti dei giornalisti internazionali, forse quella era una delle poche occasioni di entrare in contatto diretto con chi scrive e divulga il vino a livello internazionale, interagire è stato un po’ complicato, ma i vini hanno superato ogni barriera linguistica. Io mi sono innamorata dei loro Chenin blanc e di quelli che vengono chiamati Vins Gris (vini grigi, tradotto), ovvero bianchi ottenuti da Pineau d’Aunis, una varietà rossa autoctona molto rara che risale al medioevo e che ora viene praticamente coltivata solo in quest’area. Un vitigno difficile da coltivare, con una grande personalità: è speziato, può sembrare rustico nei vini giovani, ma acquisisce eleganza e arrotonda gli spigoli con qualche anno di affinamento. I produttori della zona hanno intrapreso anche uno studio genetico per isolare i cloni migliori e più resistenti di questa varietà che rischiava di scomparire dopo il secondo dopoguerra.
- Vouvray
Sarò di parte perché sono da sempre una grande fan di questa denominazione per il rapporto qualità prezzo dei vini, ma non posso che confermare il mio entusiasmo per Vouvray dopo aver visitato le vecchie vigne nodose ad alberello della zona e aver conosciuto decine di produttori e i loro vini: minerali, intensi, versatili, declinati nelle versioni semi dry, molleaux e vendemmia tardiva sono perfetti con i formaggi locali di capra. Il vitigno utilizzato per la denominazione Vouvray è quasi esclusivamente Chenin e i suoi vini, sempre bianchi, sono per il 60 % frizzanti o spumanti e per il restante 40 % fermi. È un vitigno a fioritura precoce, sensibile alle gelate primaverili e con una maturazione lenta e tardiva. Sa di pera e mela cotogna oltre che di limone e zagare, ma spiccano spesso note speziate di zenzero, cardamomo o fiori di tiglio e camomilla, sono vini che evolvono invecchiando e rivelano il tartufo, la pietra focaia, i sentori eterei.
- Crémant de la Loire
Amanti dello champagne e dei vini metodo classico siete avvisati: i Crémant de la Loire che sono appunto i vini prodotti con metodo champenoise nella Valle della Loira hanno raggiunto livelli di qualità davvero notevoli. Sono versatili, freschi, ottime alternative a denominazioni più costose o a spumanti da aperitivo. Sono caratterizzati a seconda di zone e vitigni da una buona acidità e facilità di beva.
6. Rosè de la Loire
il 24% dei vini prodotti in Loire è rosa. Le sfumature di colori e sapori sono infinite, il rapporto qualità prezzo è eccellente, ho particolarmente apprezzato i rosati di Touraine Aoc. L’area di produzione della denominazione Rosè de la Loire comprende 900 ettari tra Anjou e Touraine e le varietà ammesse sono Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Grolleau (Noir and Gris), Pineau d’Aunis, Gamay, Pinot Noir
7. Amboise e lo Chenin collettivo
Un’altra denominazione meno conosciuta e più recente è quella di Touraine-Amboise. Abbiamo incontrato i produttori nella splendida cornice dell’omonimo castello dove sorge anche la cappella che custodisce le spoglie di Leonardo Da Vinci. La denominazione include 9 comuni intorno ad Amboise e dà vita principalmente a rossi da Gamay, Cabernet e Côt. Ma quello che mi resterà nel cuore di questa visita è un vino bianco, uno Chenin che i 30 produttori di Amboise realizzano tutti insieme prendendosi cura a turno di un vigneto vecchio di 40 anni vicino al castello di Amboise. Quel vino non ha marchio, è il vino del territorio, ho trovato bellissimo questo senso di appartenenza collettivo, questa voglia di rappresentarsi uniti.
Spero di avervi incuriositi con queste pillole di Loira, vi lascio alla visione del vlog e qualche link utile per programmare il vostro viaggio:
Associazione produttori : https://www.vinsvaldeloire.fr/en/
Castelli della Loira official website: https://www.chateaux-de-la-loire.fr
Hotel a Blois (ottima base): https://all.accor.com/hotel/1621/index.en