Trentino: la prima regione vinicola con un bilancio di sostenibilità
Il consorzio vini Trentino è il primo ente di tutela territoriale regionale a dotarsi di un bilancio dì sostenibilità. Non si tratta solo dì scartoffie e burocrazia, si tratta di un prezioso cambio dì approccio nella gestione del patrimonio vinicolo, spostando il focus dalla redditività economica al costo ambientale, si tratta di invertire la logica dal produrre di più al produrre meno e meglio.
Il bilancio di sostenibilità è stato pubblicato dopo anni di impegno in tal senso: dal 2016 le aziende consorziate hanno infatti iniziato un iter per la certificazione prevista dal Sistema Qualità Nazionale Produzione Integrata (SQNPI).
Con il coordinamento del Consorzio Vini del Trentino e la collaborazione di Enti quali la P.A.T., la Fondazione E. Mach e l’Istituto Superiore di Sanità, 5.667 aziende trentine produttrici d’uva hanno seguito questo impegnativo percorso, che testimonia il cammino virtuoso intrapreso dal Consorzio per una viticoltura attenta alla sostenibilità ambientale.
Tale iniziativa rappresenta ad oggi l’unica esperienza nazionale ad aver portato alla certificazione SQNPI un così elevato numero di produttori coordinati da un’unica entità consortile. Leggi di più sul convengo di presentazione del bilancio nel documento alla fine di questo articolo.
La produzione integrata è un metodo di coltivazione che prevede l’applicazione ragionata dei fattori, sia agronomici che chimici, al fine di conseguire la migliore qualità possibile nel rispetto di chi lavora in vigna, dell’ambiente e del consumatore.
L’impiego di prodotti chimici è limitato al minimo indispensabile compatibilmente con lo stato della conoscenza scientifica e con l’esigenza di ottenere un prodotto dalle elevate caratteristiche qualitative.
In Trentino l’adozione su vasta scala di questo metodo di difesa, risale alla fine degli anni ’80 ed è stata promossa dalla Provincia Autonoma di Trento attraverso un “Protocollo d’Intesa” sottoscritto dai Produttori dei diversi comparti agricoli, è stata la prima esperienza del genere in Italia, alla quale sono seguite analoghe iniziative da parte di altre realtà agricole nazionali.
In particolare il protocollo applicato alla viticoltura ha portato all’introduzione di nuove norme e pratiche sostenibili
Ecco come:
• la confusione sessuale nei confronti della tignola e della tignoletta, attuata su tutto il territorio trentino da più di 20 anni;
• l’esclusione dell’uso dei ditiocarbammati da ormai tre anni, che vede il trentino la prima regione d’italia a compiere questo passo;
• l’esclusione quasi totale del Clorpiriphos
• la proposta di limitare l’uso dei diserbanti e l’obiettivo di escluderli dalla campagna dal 2017 nelle zone pianeggianti e almeno parzialmente meccanizzabili
• Lo studio e la salvaguardia dell’ecosistema vigna attraverso la tutela degli insetti e delle specie selvatiche
La diversità non solo in vigna, ecco perché ho accettato di diventare ambasciatrice di questa terra
Con queste premesse è facile intuire quanto abbia apprezzato le mie recenti visita in Trentino, a cui ne seguiranno altre che sarò lieta di raccontarvi, alla scoperta delle sue varietà autoctone, ma anche dei suoi paesaggi naturali e artistici. A tal punto che sono felice di diventarne perché sono fermamente convinta che chiunque scelga dì regalarsi un viaggio ai piedi delle Dolomiti trentine non rimarrà deluso, anzi tornerà a casa con un bagaglio ricco dì nuove esperienze, sia sensoriali, sia culturali.
Prossimamente vi racconterò di tutti i modi per scoprire il Trentino a seconda dei gusti, degli interessi, delle passioni personali. Oggi inizio dai vini, da alcune delle varietà autoctone che mi hanno stregata. Perché il Trentino non è solo bollicine o Pinot grigio seppur questi comparti rappresentino la maggioranza della produzione ed esportazione.
Il Trentino conta 5 D.O.C. denominazioni di origine controllata (Trentino, Trento, Teroldego Rotaliano, Valdadige e Casteller) e 2 I.G.T. indicazione geografica territoriale (Vigneti delle Dolomiti e Vallagarina).
Bianchi che sanno di neve, sole e roccia
Il 74 per cento dei vini prodotti in Trentino deriva da uve bianche. Oltre ai vitigni internazionali, in particolare lo Chardonnay, e il Pinot grigio che fanno più della metà dell’uva bianca, ci sono una moltitudine di vitigni autoctoni alcuni dei quali vinificati in purezza, come la Nosiola, il Moscato Giallo, il Rebo, il Manzoni bianco.
In generale sono contraddistinti tutti da una spiccata nota minerale data dal terreno che, seppur molto diverso da zona a zona, è ricco di rocce, quarzi, porfido e minerali fossili. L’acidità e i profumi freschi di fiori bianchi e erbe spontanee sono anche note ricorrenti nei bianchi del Trentino, che grazie all’altitudine e all’ escursione termica notevole tra giorno e notte mantengono sentori vibranti e vividi pur con la perfetta maturazione della frutta baciata dal sole di montagna.
Rossi che sanno di bosco, di malga, dì fiori dì campo
Dei rossi trentini mi ha colpito in particolare la capacità di evolvere in complessità di aromi con gli anni, cosa che ho apprezzato durante una verticale di Teroldego della cantina Mezzacorona, durante uno dei press tour a cui ho partecipato. Il Teroldego è la varietà a bacca rossa più coltivata in Trentino (6 per cento del totale, un quarto dei rossi), dá il suo meglio nella nella zona denominata Piana Rotaliana, cui fanno capo i comuni di Mezzocorona, Mezzolombardo e la frazione di Grumo nel comune di San Michele all’Adige. Le uve di Teroldego in questa zona danno vita a vini leggeri, ma strutturati, con una buona acidità e tannini gentili, piacevoli sentori di ciliegia, lamponi, ma anche viole e mandorla.
Nelle prossime settimane vi racconterò meglio gli autoctoni trentini, sia bianchi sia rossi, in una serie di dirette Instagram che potrete anche rivedere se lèggerete questo articolo in futuro. Le trovate salvate sul mio profilo @theitalianwinegirl. Saranno video non tecnici, ma vere e proprie storie di uve e uomini e donne di questa terra meravigliosa incastonata nelle Dolomiti. Vi aspetto online o in differita!