James Suckling: cosa cercano gli americani nei vini italiani? La sua storia in un’intervista esclusiva
Sono arrivata in anticipo di quasi un’ora, alzandomi molto prima dell’alba per riuscire a raggiungere il suo quartiere generale di degustazione in Toscana e sfruttare l’unica sua mezz’ora di tempo libera nella sua fittissima agenda. Non mi sarei persa per nulla al mondo l’occasione di intervistare in esclusiva uno dei giornalisti più influenti a livello mondiale nel settore del vino.
State per ascoltare una chiacchierata con James Suckling che non ha bisogno di presentazioni.
Ascolterete come è riuscito in dieci anni a fondare uno dei media di recensione dei vini più importanti al mondo, gestendo quasi 30 mila campioni in assaggio e una piattaforma di news tra le più seguite che ha dato vita anche a tour internazionali ed eventi prestigiosi, soprattutto negli USA ma anche in Asia.
Non vi voglio svelare il contenuto inedito in queste righe, ma vi anticipo che ascolterete da lui il racconto di come dopo 29 anni a wine spectator si è chiesto se fosse arrivato il momento di fare qualcosa di suo. Di come ha deciso di prendersi il rischio, sottovalutando inizialmente l’impegno logistico di una struttura organizzata per gestire decine di migliaia di bottiglie.
Gli ho chiesto come vive la responsabilità di spostare il mercato con i punteggi alti o bassi assegnati alle cantine. Abbiamo parlato anche di integrità e di metodo.
La seconda metà dell’intervista si concentra sul vino italiano: come mai Suckling si è specializzato sul vino italiano, che cosa ama e che cosa cercano gli americani in un vino italiano. Quali sono i motivi per cui l’Italia stenta a crescere in valore, perché i più costosi vini italiani sul mercato costano un quinto dei più famosi vini francesi?
Mezz’ora di ispirazione e di dialogo costruttivo che vi offro in lingua originale. Per chi non comprende l’inglese inserisco qui di seguito alcuni spunti che Suckling ha riferito rispondendo alle mie domande e che possono far riflettere sulla percezione del vino italiano a livello internazionale
“Being an entrepreneur is to find a solution when things don’t work out properly. This is what I do, I find solutions”
“I believe in new journalism, I believe in being part of the story, in 1997-1998 in Italy there was a generational change to discover and to tell”
I visited Italy for the first time as a wine journalist in 1983, it has been fascinating, but at that time wines were not so good, I remember some smelled like Parmigiano, but people were so warming, welcoming, it was magical. I said one day I will come back and live here.
In the 80s the oenologist’s job was to fix problems, in the mid 90s the oenologists started stylizing wines. That was a revolution for Italian wine.
People wants ratings because it’s much easier for them to understand the quality of a wine. Especially today with the social medias, ratings are more popular than ever.
What is special about Italian wines and Americans really look for is that every bottle is like a GPS, it takes you in a new place, with different food, traditions and landscapes.