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Moscato d’Asti Docg: i pregiudizi in patria, il successo in USA, la ricerca della qualità

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Il Moscato è uno dei vitigni più “bullizzati” in patria e più esportati nel mondo, soprattutto negli States dove la versione più apprezzata è quella a bassa gradazione alcolica, zuccherina ed effervescente tipica dell’astigiano. Ed è proprio lì che sono stata recentemente per scoprire la storia di questo vino associato spesso ai momenti di festa, ma ingiustamente soggetto al pregiudizio di essere un vinello adatto solo a chi non è un gran conoscitore o esperto. La realtà è ben diversa, soprattutto grazie agli investimenti di produttori e Consorzio di Tutela che negli ultimi anni hanno puntato sulla qualità e sul fare chiarezza negli stili distinguendo le denominazioni Moscato d’Asti Docg e Asti Docg, versione spumante, secca e dolce. 

La zona di produzione è la stessa ed è meravigliosa. L’area è stata delimitata nel 1932 e comprende 51 Comuni che si trovano nei territori delle province di Alessandria, Asti e Cuneo. La superficie totale dei vigneti a moscato bianco è di circa 9700 ettari, e sono oltre 4000 le aziende coinvolte nella produzione. Le colline langarole e monferrine patrimonio dell’Unesco hanno crinali lunghi e dolci pendii, dove la vite prospera in filari ordinati, per la maggior parte curati a mano come una volta. I colori mutano con il cambiare delle stagioni, coronati dalle Alpi e dai bellissimi borghi storici. Visitare questi luoghi in autunno è stato un’estasi dell’anima per il susseguirsi dei colori dalle sfumature gialle, rosse e arancioni delle viti, alternati all’azzurro intenso del cielo sereno. 

LE TIPOLOGIE E GLI STILI

Come accennavo esistono diverse tipologie di Asti Docg: l’Asti Dolce Docg e il Moscato d’Asti Docg sono le versioni più tradizionali che esaltano i profumi tipici del moscato bianco. Il primo è un vino spumante caratterizzato da un perlage fine e persistente, una gradazione compresa tra 7 e 9,5 gradi, mentre il secondo, fermo o talvolta vivace ha un tenore alcolico inferiore, compreso nei limiti di 4,5 – 6,5 gradi, e spesso un residuo zuccherino maggiore. In virtù della diversa pressione interna alle bottiglie, l’Asti Spumante è identificabile dal Moscato d’Asti anche grazie alla chiusura: il primo presenta il classico tappo a fungo, mentre il secondo un tappo raso.

L’Asti secco Docg  è invece un prodotto nuovo che, pur derivando dalle stesse uve (Moscato bianco), è diverso sia dall’Asti dolce sia dal Moscato d’Asti. È spumantizzato col metodo Martinotti e, in anni recenti, la tecnica messa a punto dal laboratorio di ricerca del Consorzio di Tutela ha consentito, da un punto di vista enologico, di eliminare il fastidioso retrogusto amaro, caratteristico delle uve Moscato portate a completa fermentazione.

IL LABORATORIO ANALISI E IL PODCAST

Ho avuto il piacere di visitare il laboratorio di analisi chimiche e qualitative del Consorzio, dove ho intervistato il responsabile Guido Bezzo. Durante la visita ho osservato in azione le sofisticate macchine di analisi dei parametri organolettici che arrivano a identificare i sentori di difetti o di particolari sostanze aromatiche: questo permette agli enologi di avere indicazioni precise su come intervenire per la massima qualità in cantina e per garantire lo stile del prodotto. 

Un altro importante ambito di analisi è quello dei residui di fitofarmaci o sostanze inquinanti ambientali:  “Possiamo dire con orgoglio che oltre il 90 per cento dei campioni analizzati raggiunge i parametri dell’agricoltura biologica, anche in assenza di certificazioni ufficiali” mi ha raccontato il responsabile. 

Per approfondire vi consiglio di ascoltare l’intervista integrale a Guido Bezzo e a Giacomo Pondini, direttore del Consorzio, in questa puntata del mio podcast. 

Moscato d’Asti Docg, un vino tanto sottovalutato in patria, quanto amato negli States: scopriamone i retroscena e il laboratorio di analisi qualità

Listen to this episode from The Italian Wine Girl – Spill Out Show on Spotify. In questo episodio vi porto alla scoperta del Moscato d’Asti Docg attraverso le riflessioni sui pregiudizi che ancora questo vino spesso subisce e la descrizione invece dei grandi sforzi dei produttori e del Consorzio nella ricerca della qualità e dello stile, attraverso un laboratorio di analisi d’eccellenza che ho visitato e di cui ho intervistato il responsabile.

Ad oggi il Consorzio riunisce più di 216 realtà, tra aziende vitivinicole, case spumantiere, cantine cooperative e aziende vinificatrici e 1.800 produttori viticoli che contribuiscono a un comparto da 100 milioni di bottiglie. Ho visitato alcune di queste aziende durante il mio viaggio. 

Ecco di seguito un breve resoconto con i link dove scoprire i loro vini e le affascinanti storie dei produttori. 

CANTINE E ZONE DI PRODUZIONE

A Canelli, dal 2022 nuova DOCG

Canelli è il cuore del Moscato d’Asti, un terroir dove questo vitigno aromatico dà il suo meglio, un paese che è talmente legato al Moscato da dare il nome al clone più diffuso al mondo, il Canelli.Per onorare questa legacy nel 2019 il Consorzio dell’Asti Docg ha dato il via all’iter burocratico nazionale e sovranazionale per il riconoscimento della nuova denominazione con un proprio disciplinare di produzione. Nel 2021 l’Unione Europea ha approvato la nascita del Canelli Docg che dal prossimo anno diventerà quindi un’area indipendente che conta ad oggi una ventina di produttori. 

Cantina Bosca 

Fondata a Canelli nel 1831 da Pietro Bosca, la storica casa spumantiera è una realtà familiare giunta alla sesta generazione con Pia, Gigi e Polina Bosca. Le cantine Bosca valgono davvero una visita, si trovano nel centro del paese, e fanno parte delle Cattedrali Sotterranee di Canelli dichiarate dall’UNESCO, nel 2014, Patrimonio Mondiale dell’Umanità. L’azienda è nota in Italia e nel mondo, grazie alla presenza in 40 Paesi e per l’attitudine all’innovazione e la costante ricerca di nuovi prodotti. In occasione del 190° anniversario Bosca ha concluso la prima tappa di un ampio processo di ristrutturazione strategica aziendale tra cui il restyling del logo e una nuova linea destinata alla ristorazione di cui potete leggere maggiori informazioni qui: www.bosca.it

Cantine Ghione 

La storia dell’azienda inizia nella seconda metà del 1800, fondata da Ignazio Ghione, e successivamente ampliata dal figlio Luigi e dal nipote Carlo. Oggi a guidarla è Anna, la quarta generazione. 

La cantina si trova al centro di una delle aree più celebri per la produzione di Moscato d’Asti, appena sopra Canelli, dove i filari di Regione Bassano si congiungono a quelli, celeberrimi, di Sant’Antonio. I vigneti si estendono sulle spettacolari colline dominate dall’antica torre di avvistamento dei Contini, che offre una vista mozzafiato, ad un’altitudine media di 350 metri s.l.m. Più informazioni qui: http://www.ghionewine.com  

Cuvage ad Acqui Terme 

Cuvée e Perlage, due parole chiave nel mondo delle bollicine di alto profilo. Dalla loro unione nasce Cuvage, il termine scelto dalle famiglie Martini e Ricagno per battezzare il loro progetto vitivinicolo ad Acqui Terme, nell’Alessandrino. La cantina nasce nel 2011, visitarla offre un’occasione per apprezzare la tecnica di spumantizzazione in tutte le sue sfaccettature: dal metodo classico al Martinotti fino al rifermentato tradizionale del moscato dolce. Una struttura all’avanguardia che punta sulla qualità differenziando le linee destinate al consumo quotidiano da quelle di eccellenza. Più info qui: https://www.cuvage.com/en/

Fratelli Grimaldi – Ca’ du Sindic a Santo Stefano Belbo 

Una tradizione produttiva che vede impegnata tutta la famiglia Grimaldi nella conduzione dei 20 ettari vitati interamente di proprietà, dislocati su quattro colline tra le più vocate del territorio: Moncucco, San Grato, San Maurizio e Bauda.

Da oltre 30 anni producono principalmente Moscato d’Asti Docg in tre diverse tipologie e diviso per cru, dai vigneti migliori. Oggi sono Ilaria e Paolo, la quarta generazione, a condurre le attività puntando sempre sui vitigni autoctoni. 

Maggiori informazioni qui https://www.fratelligrimaldi.it/chi-siamo/ 

Con Ilaria Grimaldi

Cascina Castlet a Costigliole d’Asti 

Cascina Castlet si trova a Costigliole d’Asti, 31 ettari coltivati a Barbera, Moscato, Uvalino (antico vitigno autoctono), Cabernet e Chardonnay, un investimento che la famiglia Borio ha trasformato in grandi vini. Al comando dal 1970 c’è Mariuccia, che ha ereditato l’azienda dal padre, protagonista assoluta tra le donne del vino del Piemonte. Affascinante e unica la storia di recupero del vitigno Uvalino su cui Mariuccia Borio ha investito per anni portando alla sua iscrizione nel registro nazionale. 

Più info qui https://www.cascinacastlet.com/

Con Mariuccia Borio
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