Vino sostenibile: 5 consigli per la scelta più green, aldilà delle certificazioni
Ogni volta che scegliamo di acquistare un prodotto piuttosto che un altro con la nostra piccola decisione contribuiamo ad incoraggiare metodi produttivi e filosofie che spesso sono molto lontane dai nostri valori proclamati.
Questo capita soprattutto con il tema sostenibilità: quali sono le scelte d’acquisto amiche dell’ambiente e dell’etica in materia di vino? I bollini, le certificazioni ci aiutano o sono specchietti per le allodole?
- ne parliamo con la green influencer Silvia Moroni
- La legislazione in processo
- I consigli pratici per gli acquisti
Con Silvia Moroni, Parla Sostenibile
Ho avuto modo di approfondire il tema con Silvia Moroni, divulgatrice e “green” influencer o meglio informencer come preferisco chiamare chi si documenta e fa informazione sui social per segnare una netta distinzione con chi li usa solo per proporre adv e codici sconto.
Potete ascoltare l’audio della nostra diretta sul mio podcast, qui:
Silvia Moroni ha anche un sito molto ben fatto con guide e informazioni su tutti i modi per preservare l’ambiente nelle scelte quotidiane. Lo trovi qui.
La legislazione non è ancora chiara
Definire un unico standard di sostenibilità globale per il settore vitivinicolo non è facile, dato il moltiplicarsi di enti e organizzazioni private che certificano i processi produttivi assegnando i famosi “bollino”. Ma lo scorso autunno un’iniziativa europea sembra aver finalmente imboccato la strada giusta.
Con lo Swr, Sustainable wine roundtable, la nuova coalizione internazionale composta da 46 organizzazioni di grandi e piccoli produttori, distributori, rivenditori, organizzazioni ambientaliste. Basandosi sui parametri adottati dai singoli Paesi, Swr svilupperà un modello di riferimento definendo il concetto di sostenibilità e su come possa essere implementata e misurata. Si tratta di una guida chiara su come avviare le aziende vitivinicole in un percorso di crescente sostenibilità, oltre ad aiutare produttori e consumatori a orientarsi tra i vari marchi e dichiarazioni di qualità ecologica. Diversi gruppi di lavoro stanno mettendo a punto best practices e strumenti operativi in un’ottica sostenibile delle produzioni, aumentarne la consapevolezza collettiva e collegare la filiera.
Tra le organizzazioni che hanno contribuito al progetto, c’è Equalitas, la società italiana controllata da Federdoc che ha sviluppato un protocollo di certificazione della sostenibilità della filiera vitivinicola. Si tratta di uno standard tagliato su misura delle aziende vitivinicole e riconosciuto a livello internazionale, perché unisce in un unico strumento la dimensione ambientale, socioeconomica ed alcuni fondamentali valori etici, come il rispetto delle pari opportunità di genere e il rifiuto di ogni discriminazione.
Attendiamo con entusiasmo la pubblicazione di questo disciplinare.
I consigli pratici per scegliere green
Ma nel frattempo? Come ci orientiamo al supermercato? In enoteca? Al ristorante?
Ecco una breve guida (del tutto personale) per gli acquisti enoici sostenibili:
Less is more. Prediligere i vini che nel loro processo produttivo impiegano meno macchinari, meno energia (risparmio di risorse o che si riforniscono da fonti rinnovabili) e meno additivi chimici che poi finiscono nei sistemi fognari.
Viaggiare leggeri. Prediligere produttori che scelgono packaging meno pesanti, riciclabili o da materie riciclate, che evitano orpelli inutili. Per esempio: so che le belle confezioni di latta o di legno che contengono sontuose bottiglie sono una tentazione, ma prima di acquistarle pensate a quanti rifiuti generate e a quanta Co2 è stata emessa per produrre gli orpelli e trasportarli?
Local is green. Scegliete vini di produttori locali, soprattutto per il consumo quotidiano. Il vino sfuso non è da demonizzare, anzi dal punto di vista ambientale è la soluzione più green. Ma se vi concedete una o due bottiglie nel weekend optate per l’area vinicola più vicina e magari approfittate degli acquisti per visitarla.
Conoscere i produttori. Abbiamo accennato alla selva dei “bollini”, che spesso sono solo operazioni di marketing. Le aziende piccole non possono permettersi di spendere migliaia di euro per ottenere le certificazioni (bisognerebbe aprire un capitolo sul perché debbano essere private e a pagamento, ma lo faremo in separata sede). Parlando con i produttori scoprirete che molti di fatto sono molto più green e sostenibili di quelli con il bollino, perché per primi vogliono lavorare in un ambiente naturale sano e maneggiare uva e mosti salubri, non inquinati.
Uscire dal mainstream. Un modo per preservare la biodiversità del nostro Paese è consumare vini da vitigni autoctoni, rari, che sono tenuti in vita da viticoltori resilienti. Lasciate perdere i vitigni internazionali o più conosciuti e buttatevi su quel nome improbabile che non avete mai assaggiato. Cercatene la storia, con il vostro acquisto incoraggerete il produttore a non estirparlo a favore di vitigni più redditizi.