Parliamo di vino, persone, imprese e bellezze del territorio.
Laura Donadoni crea il progetto The Italian Wine Girl nella sua versione originale in inglese www.theitalianwinegirl.com che nel breve tempo ha visto la sua naturale evoluzione anche in italiano. Sono riflessioni e spunti di lavoro legati al business del vino; sono confidenze, gioie e dolori, il diario di un’ambasciatrice appassionata del vino italiano e di quello che questo settore può generare.
Intervista esclusiva con James Suckling: how has he become one of the most influential wine critic in the world, what do Americans looks for in Italian wines?
La parola storytelling è diventata una sorta di mantra, abusata da parte di agenzie, social media, professionisti della comunicazione e quindi spesso banalizzata nel suo significato.
Il vino è il risultato della magica combinazione di molti elementi: la natura, la vite, il terroir, ma c’è un fattore che troppo spesso viene considerato secondario, soprattutto in questa ultima moda dei vini “naturali”. Il fattore umano.
Un vino nobile, un cru storico, da uve biologiche, e prodotto con l’impiego di un trattore innovativo ad emissioni zero. Sarà il Barolo Vigna La Rosa, Fontanafredda, 2021, un’annata destinata alla storia: per la prima volta una cantina ha aderito a un progetto di ricerca e innovazione capitanato dalla FPT industrial...
Donne sempre più ai vertici delle aziende vitivinicole nei ruoli della comunicazione, marketing e accoglienza, ma se nasce un figlio, sono costrette a chiedere il part time perché mancano gli asili nido che consentano di conciliare il lavoro con le esigenze della famiglia.
Al Matera Film Festival 2021 il Consorzio di Tutela dell’Aglianico del Vulture ha organizzato un incontro culturale che ha visto protagonista Laura Donadoni, intervistata dal giornalista Luciano Pignataro sul suo libro “Come il vino ti cambia la vita” e sul prossimo in uscita “Custodi del vino”, oltre che sul suo impegno di ambasciatrice del vino italiano negli Stati Uniti.
In molti degli articoli pubblicati su questo blog abbiamo sottolineato la complessità del sistema di importazione e distribuzione del vino in Usa e della sua struttura chiamata “three tier system” che ha come obiettivo di separare gli ambiti e gli affari di cantine, importatori e distributori in un meccanismo a tre falde: per progredire nella missione di vendere il vino negli Stati Uniti bisogna per forza passare attraverso a tutti e tre questi “sbarramenti”.
corderete i mesi pre pandemia quando la spada di Damocle sulla testa dei produttori di vino europei ed italiani non era ancora il Covid e tutte le sue limitazioni, ma le scaramucce tra Donald Trump e il Parlamento europeo per decidere quali Paesi sarebbero finiti sulla black list punitiva, colpiti da pesanti dazi di importazione su vini e settore agroalimentare.
Nel primo articolo di questa mini serie dedicata all’esportazione di vino in Usa (lo trovi qui) abbiamo visto come funziona il sistema legale, quali sono le potenzialità e i rischi del mercato. Ora è tempo di capire quali sono i passaggi pratici burocratici per riuscire a mettere in vendita il proprio vino oltreoceano.
In tutti questi anni di lavoro di promozione del vino italiano negli Stati Uniti, le domande che mi vengono poste più di frequente e costantemente sono: come si esporta vino in America? Da dove si comincia? Come funziona il mercato?
Un esercizio mentale che mi piace fare e che è necessario per chi, come me, di mestiere comunica, è quello di mettermi nei panni di chi ascolta. Chi di voi segue le mie vicende enologiche sui social media o sui miei canali di informazione probabilmente è rimasto un po’ confuso nei giorni scorsi per via di una diatriba tecnica condita di attacchi personali, gossip e cattiverie nei miei confronti.
Si avvicina la fine dell’anno e il famoso “tirare la riga”, il momento dei bilanci. Stanno già spopolando sui social i vari meme su come questo 2020 sia stato un disastro, con preludi di festeggiamenti smodati allo scattare della mezzanotte del 31 dicembre e scene ironiche di un anno che tutti definiscono, scusate la crudezza, di merda.
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